Si chiamò LA VITA SI SCRIVE il primo festival, dedicato agli scrittori analfabeti. La racconto in breve. L'idea mi venne sull'onda dell'indignazione, quando appresi, con un gran rullare di grancasse mediatiche, che il Festival della Letteratura di Mantova si faceva vanto, enfaticamente, di ospitare non so quanti premi Nobel della letteratura e quanti premi Strega, Campiello e Cicciobello, accompagnati da svariati primi delle classifiche dei libri più venduti, oltre all'immancabile filosofo del Nulla Professor Cacciari.
Se la letteratura per i mantovani è appannaggio dei primi, la mia allora è tutta dedicata agli ultimi, i senza voce, gli avanzi di galera e di marciapiede e, soprattutto, agli umili che più umili non si può, magari analfabeti, in gran parte, ma altrettanto in gran parte, orgogliosi della loro vita, delle loro attività, delle radici e della memoria. La loro vita orgogliosa, degna di essere raccontata e pubblicata, stava alla pari di quelle raccontate dai “primi”, bastava dar corpo alle loro voci.
Che gli organizzo io? Un bel festival all'incontrario, da buon editore all'incontrario: loro i primi, io gli ultimi.
Questo mi frullava. E così, con i complici di allora, chiedo a contadini e artigiani lì vicino se volevano raccontarsi che gli avrei poi pubblicato un piccolo libro. Alcuni capiscono, accettano e sgorga un fiume in piena di storie, rigorosamente scandite nella loro lingua. Un cocciaio di Sorano, un tombarolo di Ischia di Castro, un carbonaio di Acquapendente, raccontano, raccontano e noi trascriviamo, montiamo l'indispensabile , poi rileggiamo a ognuno di loro che chiarisce e, alla fine, da il visto alla stampa. Un fare corpo che ebbe dell'incredibile, del magico.
Fu tutto pronto in tempo per gli stessi giorni di Mantova, tre nuovi millelire, stupendamente scritti da analfabeti, amorevolmente curati da tre editor (Adriana, Claudio e Antonello), splendidamente vestiti da Giulia. E accompagnati da un millelire nuovo di zecca di Antonin Artaud, mio maestro di provocazione, che da ieri potete trovare, leggibile e scaricabile gratis, su questo sito nei MILLELIREPERSEMPRE.
Questo era per me già pieno successo. Ma la magia intorno ai miei/nostri libri ci investì. “La Repubblica”, prima dell'evento, venne a saperlo e mandò inviato e fotografo di prestigio e il piccolo-microscopico ma orgoglioso festival al contrario di Pitigliano divenne caso nazionale. Vennero in più di 500 a festeggiare , io uscii fuori di capoccia, ma è un'altra storia che non interessa a nessuno.
Se la letteratura per i mantovani è appannaggio dei primi, la mia allora è tutta dedicata agli ultimi, i senza voce, gli avanzi di galera e di marciapiede e, soprattutto, agli umili che più umili non si può, magari analfabeti, in gran parte, ma altrettanto in gran parte, orgogliosi della loro vita, delle loro attività, delle radici e della memoria. La loro vita orgogliosa, degna di essere raccontata e pubblicata, stava alla pari di quelle raccontate dai “primi”, bastava dar corpo alle loro voci.
Che gli organizzo io? Un bel festival all'incontrario, da buon editore all'incontrario: loro i primi, io gli ultimi.
Questo mi frullava. E così, con i complici di allora, chiedo a contadini e artigiani lì vicino se volevano raccontarsi che gli avrei poi pubblicato un piccolo libro. Alcuni capiscono, accettano e sgorga un fiume in piena di storie, rigorosamente scandite nella loro lingua. Un cocciaio di Sorano, un tombarolo di Ischia di Castro, un carbonaio di Acquapendente, raccontano, raccontano e noi trascriviamo, montiamo l'indispensabile , poi rileggiamo a ognuno di loro che chiarisce e, alla fine, da il visto alla stampa. Un fare corpo che ebbe dell'incredibile, del magico.
Fu tutto pronto in tempo per gli stessi giorni di Mantova, tre nuovi millelire, stupendamente scritti da analfabeti, amorevolmente curati da tre editor (Adriana, Claudio e Antonello), splendidamente vestiti da Giulia. E accompagnati da un millelire nuovo di zecca di Antonin Artaud, mio maestro di provocazione, che da ieri potete trovare, leggibile e scaricabile gratis, su questo sito nei MILLELIREPERSEMPRE.
Questo era per me già pieno successo. Ma la magia intorno ai miei/nostri libri ci investì. “La Repubblica”, prima dell'evento, venne a saperlo e mandò inviato e fotografo di prestigio e il piccolo-microscopico ma orgoglioso festival al contrario di Pitigliano divenne caso nazionale. Vennero in più di 500 a festeggiare , io uscii fuori di capoccia, ma è un'altra storia che non interessa a nessuno.